Benritrovati amici dal vostro capitano VKing!
Oggi non vi presento la solita lista da giocare, bensì un “mezzo-rant”.

HCT: la premessa

Qualche giorno fa si sono conclusi i playoff americani per l’Hearthstone Championship Tour (HCT). Si sarebbe dovuto trattare di uno dei momenti più alti per Hearthstone in quanto esport, invece in alcune fasi si è quasi toccato il fondo su alcune questioni che, per l’ennesima volta, sono venute a galla nel momento meno opportuno.


No, non faccio riferimento al fatto che alle fasi finali del torneo siano approdati anche degli sprovveduti che hanno riempito il palco centrale di misplay veniali e imbarazzo (per fortuna a vincere l’intera competizione non è stato uno di loro), bensì a tutto il contesto.

Il sistema in generale, i “venue” da cui hanno disputato i playoff i giocatori (spesso vergognosi, che hanno portato a problemi quali freeze del gioco e disconnessioni varie su decine e decine di casi), mancanza di feature a supporto dell’esport vero e proprio, gli admin e, infine, ‘Purple’ (campione americano per la seconda volta, con delle note che mi sento di dover evidenziare).


Tutto ciò che dirò, anche se a volte non sembrerà così, non vorrà essere altro che una critica costruttiva. Non c’è “hate” da parte mia verso Hearthstone, che ritengo un gioco meraviglioso con un dominio sul settore (in atto e soprattutto in potenza) di grande valore. È il singolo mezzo tramite il quale ho iniziato a realizzare i miei sogni e i sogni di altri attorno a me, giorno dopo giorno, e non sarà qualche falla nel sistema a farmi cambiare idea. Detto ciò, vediamo uno a uno questi problemi.

Sistema a eliminazione singola

Alla fine di tutte le chiacchiere, la sostanza è questa: il fatto che avanzi la sola top8 dopo un’eliminazione singola è fortemente disincentivante per tutti coloro che hanno lavorato duramente per qualificarsi per l’avanzamento finale.


Le chance di successo vengono troncate fin dal principio e in generale si avverte un senso di impotenza nella maggior parte dei casi, anziché la corretta fame e voglia di prevalere sulla competizione.

È talmente vero che vale persino quando si riesce a superare questo scoglio e si approda effettivamente nei top. Sono in pochi quelli che, guardandosi allo specchio, possono dire di essere stati effettivamente i migliori e non di aver semplicemente avuto un pelo più fortuna dopo aver giocato a un livello appropriato.


Dopo 7 round di gioco, la stragrande maggioranza degli scenari approdano a un coinflip, a prescindere da quanto ci si può ritenere favoriti in una specifica serie, e ciò non è bene. Un lancio di moneta decide tutto. Sul campo e fuori.

Da competitor, essere a conoscenza del fatto che il sistema alla base funzioni in tal modo è scoraggiante. Si tratta sicuramente di un grosso difetto dell’intero apparato e ritengo che ci si debba guardare con attenzione in cerca di una soluzione più meritocratica.

Questo comporta, nel caso, fare tornei e trasmissioni più lunghe. Gestite in maniera migliore. Ma se l’esito finale sarà l’aver portato un livello di competizione più alto possibile, allora ne sarà valsa sicuramente la pena e i risultati si vedranno anche in termini di utenza interessata al torneo (viewer in calo nelle ultime sessioni importanti e non è certamente una coincidenza).

HCT “venue”

In questi giorni ne ho viste e lette di ogni: “venue” piene di incapaci, “venue” senza una connessione a internet decente o stabile, “venue” piene di gente molto capace e a modo, ma in luoghi troppo piccoli o inadatti per ospitare tutti i giocatori costringendoli dunque a fare a turni o peggio.

luoghi atti a ospitare le fasi finali del circuito principale di uno dei top5 esport al mondo non possono essere “venue” solo di nome e non di fatto, non possono essere luoghi improvvisati o che non rispettano determinati standard (sottoposti a controllo rigoroso).

Stessimo parlando di una sala Lan a caso in Italia, ancora ancora. Ma non è questo il caso. Tantissime serie sono state rigiocate (una in particolare la citerò successivamente parlando degli admin) per un problema legato ai pc stessi (freeze, schermate blu addirittura) o al collegamento internet di scarsa qualità.

In altri casi ancora, la connessione era talmente precaria da non consentire agli altri ragazzi di seguire lo stream o di spectare le partite se non erano loro stessi i concorrenti, al fine di non pesare sulla banda.


Ripeto: in una fase del genere di un torneo così importante non è assolutamente accettabile. Tutto ciò ha falsato, non di poco, l’esito finale della competizione. Ripeto: non di poco.
Ci sono persone che hanno sacrificato mesi di vita, letteralmente o solo come figura retorica, solo per vedersi la porta chiusa in faccia da una situazione che non poteva e non doveva essere sotto il loro controllo.

Manca una funzione di replay

Con replay non intendo una funzione che consenta di rivedere le partite trascorse (che non sarebbe comunque male, anzi!), faccio bensì riferimento alla possibilità di riprendere una partita in corso.

Giochi estremamente più complessi di Hearthstone, tra cui League Of Legends o Starcraft, sono in grado di salvare lo stato di gioco al fine di riprenderlo dopo una disconnessione. Non posso mai credere, ma proprio mai, che sia tecnicamente irrealizzabile per un gioco di carte digitali.


Basterebbe questa feature e questa possibilità di riprendere da dove si era rimasti per eliminare quattro quinti di tutti i contenziosi che ci sono in merito alla validità di Hearthstone in qualità di esport. Just Do It.

Admin dei tornei

Gli head admin di Blizzard, per questioni di correttezza dirò “molto spesso”, non sono persone in grado di prendere decisioni relative allo stato delle partite che hanno il compito di giudicare.


Vi dirò schiettamente che quello che succede è che queste persone ricevono degli screenshot: conoscono a malapena le regole del gioco e le direttive che gli sono state date e non sono in grado di formulare un giudizio competente sulla situazione.

Guardate questo screen (di scarsa qualità, ma è stato scattato dal player stesso):

 

È una partita di Flo contro Izzy. Turno 6, Priest vs Pirate Warrior. Priest a 28 punti vita, Lyra the Sunshard su board, Pirate Warrior con una sola carta in mano. Si verifica una disconnessione.

I giocatori del venue ci riportano che l’admin ha osservato questo stato di gioco e ha detto testuali parole: “Beh, chiaramente non vedo lethal. Mi sembra che sia da rigiocare, non si può arrivare a una conclusione certa in altri modi”.


Inaccettabile. Sia dal punto di vista del ruling a monte, sia dal punto di vista di chi dovrebbe prendere queste decisioni.


In molti altri titoli esport, a prendere questo tipo di decisioni è una commissione, anche solo di 4-5 persone molto competenti, che molto rapidamente si confronta su una situazione. Perché noi dobbiamo avere un tizio a caso che nemmeno gioca ad Hearthstone?

La vittoria di Purple e il suo atteggiamento

Purple si conferma per la seconda volta campione americano. Non una coincidenza, non un caso nonostante tutto ciò di cui abbiamo parlato prima. È da sempre uno dei giocatori di punta della scena. Tuttavia non voglio parlarne qui per questo motivo, bensì per accennare al suo atteggiamento trollerino.

Purple era il miglior giocatore del torneo? No.

Purple era il giocatore che ha presentato la lineup migliore al torneo? Decisamente No.

Ma ha vinto lo stesso e sono contento che l’abbia fatto. Perché lo ha fatto in un modo spettacolare, mostrando molta personalità. Anche troppa? Meglio troppa di niente. Meglio un giullare involontario di uno zombie.

In molti game avrebbe potuto vincere meglio e prima di quanto ha fatto, ma era talmente confident da portare avanti persino dei BM architettati, oltre a rilasciare interviste in cui si paragonava quasi a Gesù.


Non è nel mio stile, non è quello che farei io, ma è decisamente qualcosa che mi ha fatto piacere vedere per dare un po’ di colore alla scena esportiva. Inoltre, quando qualcuno su Hearthstone si riconferma campione (penso a ThisjPavel e ora Purple) mi fa sempre un grande regalo.

Grazie ai loro risultati posso ridere in faccia a quelli che considerano Hearthstone “un gioco solo di culo”, nonostante tutto.