A un mese dal lancio del nuovo circuito torneistico Blizzard per l’Hearthstone Championship Tour, ho assistito in prima persona, come partecipante, ad una serie di problemi che mi hanno portato a pensare che si sia fatto il passo più lungo della gamba.

In questo articolo non parlerò di quel che riguarda l’insensatezza di tornei così grandi a doppia eliminazione che, per altro, Blizzard ha già deciso di modificare in futuro dividendo in più tornei Qualifier, ma parlerò della gestione generale di questi eventi online.

Un tour, regole diverse

Il primo problema che ho riscontrato è la mancanza di regole univoche. Nel primo Qualifier (Copa America) al quale ho partecipato si è passati, a poche ore dall’inizio dell’evento, alla richiesta da parte degli organizzatori di avere le liste dei mazzi.

Chi fa tornei a livello competitivo sa che c’è molta differenza nella preparazione della lineup con liste open piuttosto che con liste chiuse, passando da una lineup con tech card e ban fisso di classe ad una lineup più stabile con ban mobile in base a cosa si trova nelle liste degli avversari. Ma questo è un passo falso che avrei potuto sopportare, essendo il primo torneo.

La stesura delle liste in un file su Google Drive era a dir poco confusionaria, con stringhe di codici da copiare e incollare in collezione, che quindi rendeva difficile la consultazione durante i games e, conseguentemente, anche lo scovare alcuni giocatori che, vuoi per disattenzioni o per malafede, usavano liste differenti.

Al mio secondo qualifier (Germania) invece, con estremo stupore, mi sono ritrovato a giocare un torneo dove il montepremi era differente, erano differenti il numero di persone che potevano iscriversi, era differente il numero di persone che avanzavano alla fase successiva del qualifier, e cosa più importante dove le liste non dovevano essere specificate.

Al mio terzo qualifier (Sidney) le cose sembravano essere notevolmente migliorate, tralasciando tutte le differenze in fatto di montepremi, numero di partecipanti massimo e numero di persone che sarebbero avanzate allo stage successivo che erano ancora una volta diverse.

Le liste erano di nuovo open, ma questa volta erano ben inserite su GDrive, con tanto di immagini, e di facile consultazione. Arrivati alla fatidica ora di inizio (in Italia le 3 di mattina) è arrivato un messaggio da parte degli organizzatori che spiegavano come ci fossero stati problemi nell’invio delle liste e nella fase di iscrizione da parte di alcune persone, e che per questo avrebbero dovuto decidere se permettere a questi player di iscriversi di nuovo oppure no.

Dopo più di due ore, finalmente sono giunti ad una decisione e hanno dato la possibilità ai giocatori esclusi di iscriversi di nuovo. Fin qui tutto bene, se non fosse che prima dell’inizio effettivo del torneo gli organizzatori avevano già dato accesso a tutti alle liste dei partecipanti già iscritti, dando quindi due ore di tempo a chi era rimasto fuori (in attesa di iscriversi di nuovo) di poter opportunamente cambiare le liste in base al meta predominante del field.

Vogliamo parlare degli orari?

Il secondo problema che ho riscontrato è inerente agli orari. Al momento l’unico filo comune di tutti i Tour Stop è stata la modalità a quattro qualifier, di cui solitamente tre sono aperti al continente in cui si terrà l’evento e uno internazionale aperto a tutti.

Penso che il qualifier internazionale a livello di orari dovrebbe essere più friendly per i paesi che non hanno a disposizione gli altri tre, anziché fare tutti e quattro i qualifier con orario del paese di appartenenza del torneo.

Il terzo problema che ho riscontrato è quello inerente al rispetto degli orari da parte dei singoli giocatori per ogni serie. Non ci sono regole ferree e nonostante ci sia la piattaforma su cui si appoggia l’organizzazione degli eventi (Battlefy) che ha dei timer prestabiliti, c’è comunque gente che accetta il checkin per poi farti aspettare 20 minuti.

Inoltre mi è già successo di vincere a tavolino delle partite per no-show, per poi essere rimandato indietro di un turno per rigiocare il match perché il mio avversario era riuscito a convincere gli organizzatori di ipotetici mal funzionamenti del sito.

La malafede

Ultimo ma non ultimo problema è la malafede dei giocatori, e questa è una cosa presente in qualunque contesto al quale possono accedere tutti e in cui la posta in gioco è molto alta. Nel Tour Stop di Sidney, per esempio, molti fingevano di aggiungere i propri avversari per poi andare dagli organizzatori dicendo di non aver ricevuto risposta da loro e prendersi la vittoria a tavolino.

Penso che tutti questi problemi siano dovuti alla decisione di Blizzard di appaltare l’organizzazione a enti trovati in loco nei diversi paesi dei Tour Stop  e che servano più controlli da parte loro per evitare questo tipo di problemi che, di base, sarebbero tutti risolti con l’introduzione del tournament mode in client, dove una volta inseriti i mazzi dalla collezione sarebbe impossibile cambiarli: non ci sarebbe bisogno di screenshot e si risolverebbero un sacco di problemi tra giocatori.