Seguendo i mondiali, mi sono imbattuto in moltissimi commenti riguardo la convinzione comune che Fr0zen, giocatore statunitense che è arrivato secondo nel torneo più importante dell’anno, non si meritasse di essere dov’era e che il suo livello di gioco non fosse adeguato alla competizione.

La prima considerazione che mi viene da fare è che questi giocatori erano ad Amsterdam per giocarsi non solo 250.000 dollari per il primo premio, ma anche il posto nell’Olimpo dei giocatori di Hearthstone, con tutti i benefici di immagine ed economici che ne conseguono. E questo avrà sicuramente inciso sulla loro prestazione, per chi di più, per chi di meno.

Le differenze tra Tom60229 e Fr0zen

Rispetto al vincitore Tom60229, sicuramente Fr0zen ha espresso un livello di gioco meno alto, ma va detto che mentre Tom ha portato una lineup standard e priva di qualunque edge sul meta attuale, Fr0zen ha spiazzato tutti e con la sua composizione di mazzi che lo ha visto per gran parte del torneo sovrastare tutto il field.

Non trovo giusto valutare un giocatore solo sulla base del gioco espresso in un singolo torneo, ma penso che andrebbe calcolato anche il lavoro che c’è dietro tutto: la costruzione della lineup, l’esperienza del giocatore (Fr0zen ha iniziato a fare tornei live nel 2016 mentre Tom nel 2014 solcava per la prima volta il palcoscenico dei mondiali), elementi che fanno sì che un giocatore sia completo o meno.

Sicuramente Hearthstone è un gioco dove la fortuna conta parecchio, ma questo non deve andare a gettare ombra sulla preparazione strategica e sul livello di gioco espresso dai vari giocatori che nella totalità della competizione erano sicuramente, con qualità diverse, tutti su un ottimo livello.

Lineup o gameplay?

Ma è più impattante la lineup o il gameplay? La risposta è entrambe, ma a mio avviso la bravura che ha Fr0zen nel costruire i mazzi è un’abilità che non è così facile da ottenere rispetto alla solidità come giocatore durante i tornei – qualcosa che col passare del tempo viene da sé, grazie all’esperienza e alla confidence che si acquisisce torneo dopo torneo.

Penso che la top 16 di questo mondiale abbia dato molti spunti su cui riflettere per il 2018 e su come bisogna lavorare per migliorare sempre di più come giocatori. Perché chi si ferma e si sente arrivato è perduto, come abbiamo potuto vedere da un Kolento che, ormai appagato e venerato, ha portato una lineup con quattro mazzi solidi da ladder e che ha giocato sicuramente sotto il livello a cui ci aveva abituati in passato queste finali mondiali.

Sicuramente il livello di Hearthstone è aumentato e di pari passo anche il montepremi dei prossimi mondiali e tutto il circuito che è stato creato per arrivarvi.

E voi cosa ne pensate? Meglio un giocatore che è più bravo a costruire la lineup adatta al field del torneo, o uno in grado di reggere lo stress di una finale mondiale senza che il suo gioco ne risenta?